notoantica
Anticamente Noto sorgeva su un altopiano (monte Alveria) protetto naturalmente da ispide cave e fortificato dall'uomo con una imponente via di accesso tuttora visibile anche se in totale stato di abbandono. Antiche sono le sue origini ma mai certe come la sua fine, 11 gennaio 1693, data in cui un violento terremoto la rase al suolo, trasformando una splendida cittadina medievale in un ammasso di rovine.
I superstiti al terribile evento sismico abbandonarono l'altopiano per ricostruire la nuova Noto sul colle Meti lasciando alla naturale rovina l'antica dimora, attualmente ricoperta da selvaggia vegetazione e da cui emergono gli antichi resti della porta d'ingresso alla città, del castello, della chiesa e di qualche abitazione.
Oltrepassati i resti del castello e quella che originariamente era Piazza Maggiore, cuore della città medievale, si trova l'eremo di S.Maria della Provvidenza. Costruito nel 1713 come luogo di culto in memoria delle vittime del terremoto del 1693, diviene successivamente parrocchia fino ad essere abbandonata a se stessa e tuttora visitabile solamente dall'esterno. Di piccole dimensioni, e ad una sola navata, si affaccia sulla Valle del Durbo o dei Platani in un ambiente sereno e surreale.
Prima di arrivare alla grande porta d'ingresso delle rovine, provenendo da Noto , e prima di oltrepassare il torrente Salitello tramite il piccolo ponte in pietra, si possono ammirare, sui fianchi della montagna, una necropoli sicula, la grotta del Carciofo, di origine ebraica, e la grotta dalle cento bocche, di origine bizantina.